
Rubrica: Agenda 2030 Nazioni Unite – Articolo 6
Goal 14 – La vita sott’acqua

Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile
Gli oceani e i mari caratterizzano profondamente il nostro Pianeta, coprendolo per i tre quarti della superficie e contenendo il 97% dell’acqua totale.
Insieme alle coste e alle risorse marine, essi hanno un ruolo fondamentale per il benessere dell’umanità e per lo sviluppo sociale ed economico del pianeta: oltre 3 miliardi di persone infatti dipendono per la loro sussistenza dalle biodiversità marine e costiere.
I servizi che gli oceani danno all’umanità sono straordinariamente importanti e sono stati quantificati, per difetto, in 2.500 miliardi di dollari l’anno. Questo “prodotto annuale marino” corrisponderebbe al PIL della settima economia mondiale: se l’oceano fosse una nazione, insomma, avrebbe un’economia più grande di quella del Brasile e parteciperebbe a pieno titolo alle riunioni del G8!
Gli oceani producono la metà dell’ossigeno che respiriamo e sono in grado di assorbire circa il 30% delle emissioni antropogeniche di anidride carbonica, mitigando l’effetto del cambiamento climatico (assorbono infatti oltre il 90% del calore in eccesso).
Purtroppo, però, questa capacità di assorbimento inizia a dare segni critici, mentre cresce in maniera preoccupante lo stato di acidificazione degli oceani del mondo.
Ogni anno, dai 5 ai12 milioni di tonnellate di plastica entrano nell’oceano e circa l’89% dei rifiuti di plastica trovati sui fondali sono oggetti monouso, come sacchetti di plastica. Il costo di tale inquinamento è stimato in 13 miliardi di dollari all’anno, compresi i costi di bonifica e le perdite finanziarie nel settore della pesca e di altre industrie.
Anche la quota globale degli stock ittici marini entro livelli biologicamente sostenibili è diminuita drasticamente: siamo passati dal 90% nel 1974 al 69% nel 2013.
Decenni di sfruttamento irresponsabile hanno portato oggi a un livello allarmante di degrado.
Senza sforzi concertati, si prevede che, entro il 2050, nel 20 percento dei grandi ecosistemi marini aumenterà l’eutrofizzazione costiera, cioè il processo degenerativo delle acque indotto da eccessivi apporti di sostanze ad effetto fertilizzante (azoto, fosforo ed altre sostanze fitostimolanti).
Cosa si può fare arrivati a questo punto?
Certamente, la sostenibilità a livello globale delle aree oceaniche potrà essere raggiunta solo attraverso un’ampia cooperazione internazionale volta a proteggere gli habitat più vulnerabili.
Ma noi consumatori, nel nostro piccolo, come possiamo favorire il raggiungimento di questo Goal 14?
Possiamo sicuramente contribuire con scelte di consumo più responsabili e rispettose.
Ecco alcune green best practices che si possono seguire quotidianamente:
Selezionare prodotti certificati è già un buon punto di partenza
Consumare solo ciò di cui abbiamo realmente bisogno
Eliminare il più possibile l’utilizzo della plastica
Organizzare insieme ad amici/ associazioni di volontariato frequenti pulizie delle spiagge
Infine, possiamo farci noi stessi promotori del cambiamento, diffondendo il messaggio di quanto sia importante la vita marina e del perché dobbiamo proteggerla.
Per saperne di più
Riportiamo qui di seguito gli specifici Target di questo Goal 14 così come riportati nell’Agenda 2030:
14.1 Entro il 2025, prevenire e ridurre in modo significativo l’inquinamento marino di tutti i tipi, in particolare quello proveniente dalle attività terrestri, compresi i rifiuti marini e l’inquinamento delle acque da parte dei nutrienti
14.2 Entro il 2020 gestire e proteggere in modo sostenibile gli ecosistemi marini e costieri per evitare impatti negativi significativi, anche rafforzando la loro capacità di recupero e agendo per il loro ripristino, al fine di ottenere oceani sani e produttivi
14.3 Ridurre al minimo e affrontare gli effetti dell’acidificazione degli oceani anche attraverso una maggiore cooperazione scientifica a tutti i livelli
14.4 Entro il 2020, regolare efficacemente la raccolta e porre fine alla pesca eccessiva, la pesca illegale, quella non dichiarata e non regolamentata e alle pratiche di pesca distruttive, e mettere in atto i piani di gestione su base scientifica, al fine di ricostituire gli stock ittici nel più breve tempo possibile, almeno a livelli in grado di produrre il rendimento massimo sostenibile come determinato dalle loro caratteristiche biologiche
14.5 Entro il 2020, proteggere almeno il 10 per cento delle zone costiere e marine, coerenti con il diritto nazionale e internazionale e sulla base delle migliori informazioni scientifiche disponibili
14.6 Entro il 2020, vietare quelle forme di sovvenzioni alla pesca che contribuiscono all’eccesso di capacità e alla pesca eccessiva, eliminare i sussidi che contribuiscono alla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata e astenersi dall’introdurre nuove sovvenzioni di questo tipo, riconoscendo che un trattamento speciale e differenziato adeguato ed efficace per i paesi in via di sviluppo e i paesi meno sviluppati dovrebbe essere parte integrante del negoziato sui sussidi alla pesca dell’Organizzazione Mondiale del Commercio
14.7 Entro il 2030, aumentare i benefici economici derivanti dall’uso sostenibile delle risorse marine per i piccoli Stati insulari e i paesi meno sviluppati, anche mediante la gestione sostenibile della pesca, dell’acquacoltura e del turismo
14.a Aumentare le conoscenze scientifiche, sviluppare la capacità di ricerca e di trasferimento di tecnologia marina, tenendo conto dei criteri e delle linee guida della Commissione Oceanografica Intergovernativa sul trasferimento di tecnologia marina, al fine di migliorare la salute degli oceani e migliorare il contributo della biodiversità marina per lo sviluppo dei paesi in via di sviluppo, in particolare i piccoli Stati insulari in via di sviluppo e i paesi meno sviluppati
14.b Assicurare ai piccoli pescatori artigianali l’accesso alle risorse e ai mercati marini
Qualche curiosità sul tema
Il 2018 è stato il quarto anno più caldo della storia mentre il 2019 è stato il secondo anno più caldo della storia e la quantità di anidride carbonica nell’atmosfera ha raggiunto un nuovo record negativo.
Per approfondire
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