300 milioni di tonnellate di plastica vengono prodotte ogni anno, 8 milioni finiscono in mare.
Un terzo si concentra nell’Oceano Pacifico in un vortice di spazzatura denominato “Great Pacific Garbage Patch”.
La scienza si sta impegnando nella comprensione del fenomeno crescente dell’inquinamento degli oceani.
La presenza di plastica e microplastiche è la condizione di maggior rilevanza con effetti visibili sia sulla flora che sulla fauna marina.
Occorre una presa di posizione a livello globale che induca nel medio periodo gli Stati e le popolazioni a modificare cattive abitudini consolidate verso comportamenti più ecosostenibili.
La ricerca scientifica ricopre un ruolo fondamentale nel fornire soluzioni che possano indurre a vere e proprie trasformazioni sociali e di costume.
La grave situazione di inquinamento in cui versa il pianeta chiede un’impellente svolta comportamentale dell’umanità.
La lentezza degli accordi tra gli Stati e gli interessi economici delle Multinazionali ad essi politicamente collegate non permetteranno a breve di trovare un punto di equilibrio che consenta un miglioramento.
La natura è costantemente sotto attacco e lentamente sta cedendo alla forza distruttiva dell’uomo che incide indistintamente sull’atmosfera e sulla fauna e flora terracquea.
Non vedendo all’orizzonte una soluzione istituzionale, dobbiamo necessariamente credere che ci sia la possibilità di sensibilizzare i singoli tramite il passaparola delle comunità digitali in modo che si possa creare un’onda spontanea e inarrestabile di comportamenti virtuosi.
