
Rubrica: Agenda 2030 Nazioni Unite – Articolo 4
Goal 12 – Consumo e produzione responsabili

Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo
Se è vero che lo sviluppo e la crescita economica di un Paese richiedono la produzione di beni e servizi che migliorino la qualità della vita, è altrettanto vero che la qualità della vita non può essere migliorata a scapito dell’ambiente.
Ecco perché nell’Agenda 2030 la parola sviluppo viene affiancata dall’aggettivo sostenibile, perché si è finalmente capita l’importanza di coniugare crescita economica con tutela ambientale.
Ma cosa vuol dire sviluppo sostenibile?
Si tratta fondamentalmente di uno sviluppo che minimizza quanto più possibile l’impiego di risorse naturali, materiali tossici, rifiuti e inquinanti generati lungo l’intero processo di produzione e di consumo.
Per identificare se lo sviluppo è davvero sostenibile, è necessario valutare la correlazione esistente tra consumo di risorse naturali e capacità della Terra di rigenerare le risorse consumate.
Per farlo viene oggi utilizzato uno specifico indicatore: la cosiddetta impronta ecologica.
Nella sostanza, l’impronta ecologica misura la quantità di superficie (in termini di terra e acqua) che la popolazione umana ha bisogno per produrre beni e servizi con la tecnologia attualmente disponibile, nonché la quantità di risorse che l’uomo consuma per assorbire i rifiuti prodotti.
Più l’impronta ecologica è alta, più la salute del Pianeta è a rischio perché la Terra fatica a rigenerare ciò che l’uomo consuma.
Purtroppo l’impronta ecologica globale è in continuo aumento: in soli 7 anni (tra il 2010 e il 2017), ad esempio, è cresciuta da 73,2 miliardi di tonnellate a 85,9 tonnellate.
E la situazione non è migliorata dal 2017 ad oggi: l’umanità è arrivata ad utilizzare l’equivalente di un pianeta e mezzo: questo significa che il nostro pianeta ha bisogno di un anno e sei mesi per rigenerare tutto ciò che consumiamo in un anno.
Già da diversi decenni si parla di modelli di produzione e consumo sostenibili e si è sempre più affermata l’importanza di un’azione combinata su entrambi i fronti: ovvero sia dal lato della produzione, riducendo al minimo l’uso delle risorse naturali, sia dal lato del consumo, sensibilizzando i cittadini a forme di consumo più responsabili.
Ciononostante, i modelli di produzione e consumo di beni e servizi più consolidati sono ancora quelli basati sulla cosiddetta economia lineare, ovvero quella in cui il ciclo produttivo parte da materie prime, energia e tecnologia per creare prodotti che poi vengono consumati e si conclude con la produzione di rifiuti, scarti e inquinanti. Ma l’economia lineare, proprio perché ispirata alla linearità di produzione/consumo/smaltimento, è un sistema che per essere sostenibile dovrebbe disporre di risorse illimitate.
Come sappiamo, invece, le risorse disponibili sono scarse per definizione. Di conseguenza, le attività umane, soprattutto quelle connesse con la produzione, stanno sempre più accelerando l’esaurimento delle risorse disponibili, innescando processi talvolta irreversibili di inquinamento, perdita di biodiversità e di interi ecosistemi.
Per il futuro, dunque, sarà necessario adottare modelli di produzione e consumo più sostenibili come quelli basati sulla cosiddetta economia circolare, ovvero un’economia di recupero in cui non si tratta tanto di fare di più con meno quanto, piuttosto, di fare di più con ciò di cui già disponiamo.
Ecco perché la Commissione dell’Unione Europea ha approvato una serie di misure per aumentare il tasso di riciclo negli Stati membri e facilitare la transizione degli attuali modelli lineari verso un’economia circolare.
Secondo recenti studi, la conseguenza più tangibile del passaggio ad un’economia circolare sarebbe l’aumento di ben l’11% del reddito disponibile per le famiglie europee rispetto al percorso di sviluppo attuale.
Ma noi consumatori, nel nostro piccolo, come possiamo favorire il raggiungimento di questo Goal 12?
Esistono fondamentalmente due modi principali per aiutare: ridurre i rifiuti ed essere più attenti a ciò che si acquista, scegliendo sempre l’opzione più sostenibile.
Ecco in concreto alcune green best practices che ognungo di noi può seguire per fare la nostra parte ogni giorno:
- Assicurarsi di non gettare cibo
- Ridurre il consumo di plastica, uno dei principali inquinanti dell’oceano
- Portare sempre con noi un sacchetto riutilizzabile
- Evitare di usare cannucce di plastica
- Riciclare le bottiglie di plastica di cui non possiamo fare a meno
- Cercare di fare acquisti il più possibile informati.
Lo sapevate, ad esempio, che l’industria tessile è oggi il secondo più grande inquinatore di acqua pulita dopo l’agricoltura? Inoltre molte aziende di moda sfruttano i lavoratori tessili nei paesi in via di sviluppo. Acquistando prodotti da fonti sostenibili e locali, possiamo fare la differenza contribuendo ad esercitare pressioni sulle aziende affinché adottino tutte pratiche più sostenibili.
Per saperne di più
Riportiamo qui di seguito gli specifici Target di questo Goal 12 così come riportati nell’Agenda 2030:
12.1 Dare attuazione al quadro decennale di programmi sul consumo e la produzione sostenibile, con la collaborazione di tutti i paesi e con l’iniziativa dei paesi sviluppati, tenendo conto del grado di sviluppo e delle capacità dei paesi in via di sviluppo
12.2 Entro il 2030, raggiungere la gestione sostenibile e l’uso efficiente delle risorse naturali
12.3 Entro il 2030, dimezzare lo spreco pro capite globale di rifiuti alimentari nella vendita al dettaglio e dei consumatori e ridurre le perdite di cibo lungo le filiere di produzione e fornitura, comprese le perdite post-raccolto
12.4 Entro il 2020, ottenere la gestione ecocompatibile di sostanze chimiche e di tutti i rifiuti in tutto il loro ciclo di vita, in accordo con i quadri internazionali concordati, e ridurre significativamente il loro rilascio in aria, acqua e suolo, al fine di minimizzare i loro effetti negativi sulla salute umana e l’ambiente
12.5 Entro il 2030, ridurre in modo sostanziale la produzione di rifiuti attraverso la prevenzione, la riduzione, il riciclaggio e il riutilizzo
12.6 Incoraggiare le imprese, soprattutto le aziende di grandi dimensioni e transnazionali, ad adottare pratiche sostenibili e integrare le informazioni sulla sostenibilità nelle loro relazioni periodiche
12.7 Promuovere pratiche in materia di appalti pubblici che siano sostenibili, in accordo con le politiche e le priorità nazionali
12.8 Entro il 2030, fare in modo che le persone abbiano in tutto il mondo le informazioni rilevanti e la consapevolezza in tema di sviluppo sostenibile e stili di vita in armonia con la natura
12.a Sostenere i Paesi in via di sviluppo a rafforzare la loro capacità scientifica e tecnologica in modo da andare verso modelli più sostenibili di consumo e di produzione
12.b Sviluppare e applicare strumenti per monitorare gli impatti di sviluppo sostenibile per il turismo sostenibile, che crei posti di lavoro e promuova la cultura e i prodotti locali
12.c Razionalizzare i sussidi ai combustibili fossili inefficienti che incoraggiano lo spreco, eliminando le distorsioni del mercato, a seconda delle circostanze nazionali, anche attraverso la ristrutturazione fiscale e la graduale eliminazione di quelle sovvenzioni dannose, ove esistenti, in modo da riflettere il loro impatto ambientale, tenendo pienamente conto delle esigenze specifiche e delle condizioni dei paesi in via di sviluppo e riducendo al minimo i possibili effetti negativi sul loro sviluppo in un modo che protegga le comunità povere e quelle colpite.
Per approfondire:
www.un.org/sustainabledevelopment/sustainable-consumption-production
TI SUGGERIAMO ANCHE


Rubrica: Agenda 2030 Nazioni Unite - Articolo 8

Rubrica: Agenda 2030 Nazioni Unite - Articolo 1

Rubrica: Agenda 2030 Nazioni Unite - Articolo 7

Rubrica: Agenda 2030 Nazioni Unite - Articolo 6

Rubrica: Agenda 2030 Nazioni Unite - Articolo 5
